Cucina per il digiuno di Kippur e Zedakà
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A fine digiuno si mangia "di latte" e se una volta si presentava agli ospiti un buffet con biscotti, torte salate, la famosa torta plumcake di Ilse, roschette-kahk-, sambusek (salatini ripieni di formaggio), formaggi e salmone, con latte e caffè, oggi aggiungiamo una pasta al forno sempre per David che ci raggiunge sfinito dopo aver suonato lo Shofar al tempio di via Guastalla. Le ricette sono divise nelle sezioni primi piatti o dolci o secondi piatti.
I bambini fino ad un anno dal bat-barmitzwah digiunano solo saltando la colazione del mattino ma si crea una sfida tra loro e spesso vanno avanti senza mangiare oltre l'ora del pranzo.
In realtà si farebbe un digiuno meno faticoso se la sera prima si prendesse solo un caffelatte con qualche biscotto ma la tradizione non si cambia! La limonata di cui parlavo prima si fa spremendo molti limoni, aggiungendo acqua e essenza di fiori d'arancio o acqua di rose : è un ricordo d'Egitto e se non ci fosse la limonata da bere prima di uscire per il tempio per l'inizio della preghiera non sarebbe un buon Kippur. Due altre azioni sono fondamentali: avere al tempio una bottiglia di acqua di colonia preferibilmente alla lavanda per detergersi durante la giornata e riunirsi tra altre famiglie di cui molte di origine egiziana per raccogliere Zedakà cioè per raccogliere offerte in denaro che verrà distribuito durante l'anno in buoni per acquistare carne casher, cibo per Pesach ,per aiutare a scuola ragazzini in difficoltà o per offrire loro attività sportive: silenziosamente da almeno 25 anni poche famiglie hanno raccolto e distribuito, in modo anonimo senza neanche sapere a chi andassero le loro offerte e la costanza dell'impegno ha fatto dei promotori del tempio egiziano un punto di riferimento per chi è in difficoltà nella comunità.
Cucinare per Rosh ha shanà
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Vocabolario
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Basarì: cibi cucinati usando carne e derivati
Moed: giorno festivo in cui non si cucina o si usano particolari accorgimenti per farlo.
Minhag: tradizione, uso; si indica una procedura che solo alcuni gruppi rispettano.
Col ha Moed : giorno di mezza festa
Askenazita: originario del Nord Europa
Yiddish: lingua parlata dagli askenaziti
Seder: ordine in ebraico; indica il rituale che precede le cene di Rosh ha Shanà-capodanno- e di Pesach-pasqua ebraica
Sefardita: originario della penisola iberica
Ladino: lingua parlata dai sefarditi
Plata: strumento adatto a scaldare cibi nelle feste.
Kasherizzare: rendere kasher cioè mangiabile per gli ebrei e nel gergo qualcosa di permesso e di onesto
Goy: popolo e di qui i non ebrei
Chacham, plur. Chachamim :uomo\uomini saggi
Cucinare col Metodo Treves
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Sono ebrea e nel corso della vita ho avuto modo di imparare e mettere in pratica molte delle tradizioni e regole ebraiche, convivendo in famiglia e in società con persone praticanti e non osservanti, trovando la mia strada personale che definisco come “light orthodox”: non rispetto tutto ma chi vive con me o viene a trovarmi trova una cucina kasher, con i servizi separati, in cui si seguono tutte le regole della kasherut (l'osservanza delle regole dietetiche) e si mescola allegramente la tradizione ebraica italiana settentrionale (la mia) e romana (quella di mio genero rav David) con quella mediorientale (quella di mio marito Remy), con aperture sul mondo askenazita americano ed inglese di Gibilterra (quello di mia nuora Katy).
Tra famiglia e lavoro non c’è mai stato molto tempo per cucinare nelle mie giornate, ciò nondimeno desidero che a casa si gustino buoni cibi e sapori antichi, che vengono trasmessi con la nostra memoria storica e fanno parte di un bagaglio facilmente spostabile in ogni dove: si trova tutto nelle nostre sinapsi cerebrali e ce lo portiamo ovunque, ricreando “casa” dove ci fermiamo: questo è quello che ha fatto nonna Odette z.l. quando nel 1956 ha ripreso le fila della sua vita a Milano dopo essere stata espulsa dall’Egitto con la famiglia ed è ciò che ha aiutato tutti a superare le difficoltà di inserimento in Italia. Per questo noi cuciniamo ancora le antiche ricette, forse sbagliandole, forse cambiandole ma nell’intento di non perdere il tesoro di sapere delle madri.
La mia via per fare unisce la pianificazione alla velocità, la tolleranza per l’errore ed il fare più cose contemporaneamente: ad esempio il riposino di mezz’ora sognando come di notte, mentre il mio arrosto per Shabbat cuoce in forno…
Mia figlia sostiene che sono imprecisa e che ne va un po’ della presentazione, ma sta proprio agli eredi la correzione e prosecuzione del lavoro: infatti Nadia riesce con 6 bambini a fare più cose di me e lei le fa tutte bene!
La sezione cucinare del sito non è dunque solo un insieme di ricette kasher, che comunque troverete, ma è composta di suggerimenti per fare piatti diversi partendo da pochissimi elementi, rispettando le regole ed anche considerando le allergie (di Menachem) o le idiosincrasie di qualcuno…
Indica soprattutto il “metodo Treves” nell’affrontare i problemi: pensaci e poi organizzati per tempo!